Paga, rottama e taci Ma le cartelle Equitalia si possono contestare
Dal debito si esce. Occorre volerlo. E’ scelta di affrancarsi, di tornare a vivere, di riprendere i diritti, la Dignità. Lo Sportello è aperto in Roma in via dei Consoli 61/63 presso la sede Caf dell'Unione Sindacale di Base. A poca distanza dalla metro “A” di Numidio Quadraro. Riceviamo su appuntamento il venerdì di ogni settimana.
Dal Manifesto del 12 Maggio 2018
Si chiama «Definizione agevolata 2000/17» o, più volgarmente, rottamazione. Entro il 15 maggio si possono infatti estinguere i debiti iscritti a ruolo attraverso un versamento a sanatoria senza pagare le sanzioni e gli interessi di mora. L’Agenzia delle Entrate Riscossione, un tempo Equitalia, annuncia l’apertura straordinaria dei suoi sportelli per la scadenza del 15 maggio e non nasconde il «successo»: già oltre 450mila domande di rottamazione con il Lazio in testa seguito dalla Lombardia. Assieme sfondano quota 100mila domande. Recupero previsto: 1,6 miliardi nel 2018 e 400 milioni nel 2019.
TUTTO BENE? SÌ, PER L’AGENZIA delle entrate. Meno per chi deve pagare. Ancora meno per chi pagare non dovrebbe ma si è visto arrivare a casa una raffica di notifiche. Molte delle quali, in realtà, contestabili. E l’Agenzia non è certo un modello di trasparenza. Paga, rottama e taci.
Qualcuno però sceglie di non stare zitto. Per esempio lo sportello «Basta debiti» dell’Usb che cura i contenziosi di chi è indebitato ponendosi al primo posto due obiettivi: diritti e dignità. E in molti casi è proprio la legge che dice che molti debiti non solo non vanno rottamati ma non andrebbero proprio pagati. Equitalia, o la sua trasformazione di facciata, è in realtà solo una parte di un problema assai più ampio. Si può uscire dai debiti? Lo sportello dice che si può.
«Basta debiti» si occupa di una vasta gamma di problematiche: dalle cartelle dell’Agenzia delle entrate a problemi bancari in genere (conto corrente, mutui, carte di credito, revolving) o alla questione “bollette” fino al cosiddetto “avvitamento” da indebitamento. «Lo Sportello – spiega Veniero Rossi che ne è il responsabile – può essere considerato uno strumento di contrasto alle povertà e alle angherie che spesso si verificano nella vita di tutti i giorni, dove speculazione commerciale, carenza di valori etici, difficoltà pratiche, scarsa trasparenza, incidono sulle persone minando le loro capacità di risposta pratica e la loro stessa dignità. In buona sostanza, il fine ultimo è il recupero sociale delle persone attraverso un percorso di conoscenza attivo, riassegnando le priorità, diritti e doveri verso se stessi, la famiglia, la collettività».
A OGGI CI SONO CIRCA 21 MILIONI di contribuenti che risultano avere debiti a vario titolo con oltre 8mila enti creditori, anche se il 53 per cento ha accumulato pendenze che non superano i 1000 euro. Per molti però l’indebitamento – piccolo o grande – diventa insostenibile al punto di causare depressioni, patologie e persino il suicidio.
«Agiamo su più livelli – spiega ancora Rossi – di cui il primo è quello pratico: è costituito dall’ottenimento del risultato personale oggetto della controversia così che si recuperi oltre alla persona anche i suoi valori di riferimento. Miriamo alla formazione di una coscienza inclusiva, capace di risolvere i problemi. E riteniamo così che si possa fare pressione e incidere collettivamente su una società imprenditoriale e politica che troppo facilmente discrimina e sfrutta. Cominciamo dall’identificazione del problema e si avviano pratiche semplici per la sua risoluzione. Risultati? Posso affermare che il risultato positivo si attesta al 99 per cento».
TORNIAMO ALLA ROTTAMAZIONE del 15 maggio. «La domanda verte su quanto accadrà dopo, al termine della rottamazione, considerato che tante persone vi avranno fatto ricorso al fine di ottenere un sottaciuto periodo di pausa con conseguente non azione esecutiva, costituita dal periodo intercorso per esaminare la domanda e la chiusura per legge della rottamazione. Periodo al quale andrà ad aggiungersi altro tempo prima che Agenzia delle Entrate constati che in tanti non potranno comunque pagare. Vista la necessità dello Stato di incassare, il richiamo dell’Europa al contenimento dell’evasione, i nuovi poteri che consentono pignoramenti e l’accertamento sui conti correnti, cosa accadrà a tante famiglie? Non sarebbe più giusto cancellare d’ufficio i pregressi che superano i 5 anni e concedere alla popolazione una effettiva sanatoria in modo che il personale si dedichi più proficuamente ai grandi evasori? Credo – conclude Rossi – che si tratterebbe di una scelta etica: il tentativo di avvicinare tanta povera gente allo Stato che la allontana invece attraverso ingiunzioni e pignoramenti. C’è una crisi, ancora irrisolta che va avanti dal 2008. Una crisi che ha procurato ferite e disperazione. Sarebbe ora di superarla anche con gesto di umanità». Rottamando non i debiti ma – parafrasando il classico di Cheryl Payer “Prigionieri per debiti” – la prigionia del debito.